Eremo di Camaldoli

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Sotto un suggestivo camminamento medioevale lungo le mura si trova il ristorante Osteria le Civette.

All’interno del ristorante una dispensa di libri dedicati anche alla gastronomia da sfogliare e gustare insieme alle proposte del territorio della Valtiberina Umbra e Toscana.

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Eremo di Camaldoli

Eremo di Camaldoli

L’Eremo di Camaldoli si trova nei pressi dell’omonima località, in provincia di Arezzo, diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro a circa 1100 metri s.l.m., all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. È vicinissimo al confine amministrativo tra la provincia toscana di Arezzo e quella romagnola di Forlì-Cesena. Fu fondato da San Romualdo nei primi anni dell’XI secolo ed è la casa madre della Congregazione benedettina dei camaldolesi. San Romualdo aveva fondato molte comunità eremitiche. Verso il 1023 giunse fra il Pratomagno e il Monte Falterona in mezzo alle foreste casentinesi e decise di fondare un eremo in una radura detta Campo di Maldolo (Campus Maldoli). Incoraggiato dal vescovo di Arezzo Teodaldo, sotto la cui giurisdizione si trovava quella località, vi eresse 5 celle e un piccolo oratorio dedicato a San Salvatore Trasfigurato ovvero il primo nucleo dell’eremo. La dedicazione fu celebrata nel 1027 dal vescovo Teodaldo. Successivamente furono aggiunte 15 celle al nucleo originario della struttura. Oggi l’eremo di Camaldoli è uno dei due polmoni con cui respira la comunità monastica ivi presente: a poca distanza l’uno dall’altro sorgono infatti il monastero e l’eremo, i cui monaci appartengono alla stessa comunità, vivono la stessa regola, ma seguono stili di vita in parte diversi, dando maggior spazio alla vita comunitaria presso il monastero e privilegiando il raccoglimento personale presso l’eremo. I monaci che vivono all’eremo sono attualmente nove. L’eremo, interamente cinto da un muro di sasso, si affaccia sulla strada con un portone, attraverso il quale si accede al cortile interno. Dal cortile si possono visitare:

  • la foresteria, dove vengono accolti ospiti e pellegrini;
  • la chiesa, con il coro monastico;
  • l’antica cella di San Romualdo, oggi inglobata nell’edificio della biblioteca, che mantiene al suo interno la struttura tipica della cella eremitica: un corridoio che si snoda su tre lati, custodendo al suo interno gli spazi di vita del monaco, la stanza da letto, lo studio, la cappella. Questa struttura “a chiocciola”, oltre ad offrire riparo dalle rigide temperature invernali, simboleggia il percorso interiore del monaco che cerca di entrare in se stesso;
  • la sala dell’antico refettorio o capitolo.

Una cancellata separa il cortile dalla zona più interna riservata esclusivamente ai monaci che vivono in piccole celle separate.

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

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